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Thursday, March 19, 2009

Crisis for dummies - breviario della crisi

“Crisis For Dummies”
breviario della crisi, intervista a Fausto Panunzi


Fausto Panunzi: Ha conseguito il PhD presso il Massachusetts Institute of Technology. Attualmente insegna Economia Politica presso l'Università Bocconi. In precedenza ha insegnato presso l'Università di Bologna, l'Università di Pavia, Lecturer all´University College London, Research Fellow presso IDEI (Toulouse ) e IGIER. Le sue aree di interesse scientifico sono la Teoria dell'impresa, finanza d'impresa e Teoria dei contratti. E’ redattore de “ la voce.info” (www.lavoce.info).

Milano 30 settembre

Qual è la definizione di crisi finanziaria?
Non ce n’è una univoca. In genere una crisi avviene quando un buon numero d’istituti finanziari (banche commerciali o d’investimenti) subiscono gravi perdite, uno shock sull’attivo. Nel nostro caso le perdite sui mutui immobiliari. A questo punto entra in gioco un’altra caratteristica essenziale delle banche: esse funzionano con poco capitale proprio e un elevato indebitamento a breve. Anche perdite limitate quindi possono renderle insolventi. Per ripagare il debito, gli istituti si troveranno di fronte a due strade: ricapitalizzarsi o vendere i propri asset. Ma la mancanza di fiducia e l’affollamento degli asset sul mercato possono rendere impossibile percorrere queste due strade, portando verso il fallimento. Il fallimento di una banca di per sé non è un problema, ma quando lo shock investe gran parte del sistema bancario, come è accaduto in queste settimane, siamo di fronte ad una vera e propria crisi finanziaria.

Breve cronaca della crisi
Prologo: marzo 2008 Bear Stearns, (una delle cinque investment bank americane: Lehman Brothers, Merrill Linch, Goldman Sachs, Morgan Stanley), viene salvata dalla Federal Reserve e Jp Morgan. Primo segnale d’allarme. Passano sei mesi di calma apparente fino a che la bolla finanziaria crolla seminando il panico nei mercati. Il 7 settembre Fannie Mae e Freddie Mac (enti semipubblici che garantivano liquidità al mercato dei mutui cartolarizzati) vengono nazionalizzati e rifinanziati. Ma la diga scricchiola. Aumenta il panico sui mercati. Tra il 13 e il 14 settembre Lehman Brothers viene fatta fallire e Merrill Linch viene sposata a Bank Of America. Il 16 il colosso delle assicurazioni AIG (grosso quanto Generali, Allianz e Axa messe insieme) viene salvato da un ponte prestito del Tesoro di 85 Miliardi. E’ chiaro che non basta più tappare i buchi: bisogna rifare la diga.
Il 19 settembre viene annunciato il piano Paulson: 700 miliardi di dollari dai contribuenti per ripulire il mercato dai prodotti tossici. Euforia sui mercati. Ma il 29 settembre il Congresso ( che è in scadenza di mandato e si prepara all’appuntamento elettorale di novembre) boccia il piano Paulson. Si attendono novità nei prossimi giorni.

Quali sono i motivi ( o le colpe) che hanno portato alla crisi?
Il motivo principale è la cosiddetta bolla immobiliare, che attraverso il meccanismo dei subprime (mutui ad alto rischio a platee molto vaste, aventi per garanzia il valore delle case) e della cartolarizzazione (l’immissione di tali mutui nel mercato finanziario) ha riempito il mercato dei derivati di prodotti “tossici”. La combinazione dell’aumento dei tassi di interesse e quindi delle rate dei mutui e la crisi del mercato immobiliare ha portato al default i mutui più rischiosi, facendo crollare anche il valore dei prodotti che era basati su di essi.
Ci sono alcune responsabilità, ad esempio la politica di Bush e del Congresso sulla casa, che ha spinto le banche a concedere mutui sempre più rischiosi. Altro elemento da tenere in considerazione è stato l’incredibile complessità dei nuovi prodotti finanziari, che ha intricato notevolmente la vicenda. La SEC ha ammesso di avere avuto un approccio basato in modo eccessivo sull’autoregolamentazione di banche e società finanziarie.
In questo giorni la crisi viene spesso attribuita alla “cupidigia” dei banchieri. E’ una tentazione a cui è difficile resistere, ma che non credo colga uno dei punti cruciale. I banchieri hanno semplicemente risposto al loro sistema di incentivi. Forse tali sistemi di incentivazione premiano in modo eccessivo la performance di breve periodo, ma questo è un problema che veniva già sottolineato negli anni ’80. Il problema degli incentivi dei CEO è certamente cruciale, ma è di non facile soluzione.

Come giudica le misure di risposta alla crisi?
Non si può giudicare qualcosa che è ancora in via di definizione. Il progetto Paulson, appena rigettato dal Congresso aveva molti difetti. Chiedeva 700 miliardi di dollari per comprare i toxic asset della banche dando carta bianca al Tesoro americano sul come spenderli e impedendo persino una review dell’operato del Tesoro stesso. Troppo per dei deputati in campagna elettorale! Ci sono altre proposte avanzate dal membri del Congresso o da accademici (che la Fed compri azioni piuttosto che prodotti, o che le obbligazioni siano convertite in azioni) ma giovedì 2 ottobre dovremmo scoprire il nuovo compromesso.
Bisogna ammettere che quanto meno le autorità USA si sono rivelate tempestive nel proporre e riproporre soluzioni. Se la crisi si spostasse in EU, saremmo altrettanto pronti? Chi giocherebbe il ruolo che ha avuto il Tesoro americano? Abbiamo visto che i primi interventi di salvataggio, come nel caso di Fortis, sono stati lasciati ai singoli Stati. Il rischio d’arrivare impreparati all’appuntamento è grande.

Che cosa cambierà in peggio?
Inevitabilmente la crisi di Wall Street investirà anche in parte Main Street (ossia dall’ec. Finanziaria all’ec. Reale) attraverso il cosiddetto credit crunch (la fatica delle banche a offrire credito, che si scarica sui soggetti più deboli), e la crescita mondiale potrebbe subire una brusca frenata. Un’altra eredità negativa della crisi sarà a lungo un sentimento anti Mercato dei cittadini. Si invocheranno maggiori controlli e interventi statali, dimenticando che la terapia alla crisi del ’92 fu identificata, correttamente a mio avviso, nelle liberalizzazioni e nelle privatizzazioni.

Che cosa cambierà in meglio?
Speriamo che in seguito alla crisi l’EU si doti di una struttura politica ed economica adatta a fronteggiare sia i momenti neri sia le congiunture favorevoli.

Cosa cambierà per il cittadino italiano?
Difficile a dirsi. Non sappiamo ancora quanti toxic asset siano nelle mani delle banche italiane. Per il resto rimane l’incertezza nei mercati, la minaccia credit crunch e il sentimento anti mercato, che purtroppo in Italia trova sempre terreno fertile.

a cura di Michele Cremonesi
miche.cremonesi@libero.it

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