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Thursday, March 19, 2009

Il cantuccio dello Stato

Gli uomini non prevedono il futuro (e men che meno gli economisti)
La crisi tanto temuta è arrivata, e nessuno sa bene quando finirà. Stanno accadendo cose impensabili: uno dopo l’altro si sfornano piani strutturali di intervento pubblico nell’economia americana. Parliamo del tesoro USA, non del Politburo sovietico! Siamo ad una svolta epocale?
Tanto per cominciare, questa non sarà né la prima né l’ultima crisi del sistema capitalista. Il nostro attuale sistema economico non è certo perfetto; ma funziona incredibilmente meglio di ogni alternativa (Feudalesimo? Collettivismo?). La storia ci indica che lo sviluppo economico negli ultimi due secoli è stato prodigioso in termini assoluti. Il PIL pro capite mondiale era,nel 1998, l’850 % di quello del 1820; dal mitico anno Mille al 1820, il Pil mondiale era cresciuto solo del 50%. Il guaio del capitalismo è che comporta, durante il suo sviluppo, “strappi”: arricchimento vorticoso di alcuni e impoverimento di altri, battute d’arresto o fughe in avanti, espansioni a macchia di leopardo. Periodicamente, attraversa crisi drammatiche. Perché? Beh, nessuno lo sa con precisione. Alla base di tutto, c’è il fatto che gli uomini non sono macchine: sbagliano, soprattutto a prevedere il futuro (interessante Luca 12,16-21). Magari le scelte sbagliate sono inconsapevoli: si investe in settori che sembrano offrire ottime possibilità di profitto (immobiliare? finanziario?), sicuri di poterne uscire un istante prima che la bolla scoppi. Alcuni lo fanno di proposito, sapendo benissimo i rischi che corrono; e sono affari loro. Altri lo fanno senza capirlo, o senza volerlo (Argentina, Parmalat, Lehman Brothers vi dicono qualcosa..?). Una parte di questi errori è fisiologica: in ogni attività imprenditoriale c’è un margine di rischio a fronte di un possibile profitto. Se l’economia cresce molto, si “surriscalda”: è naturale che abbia crisi congiunturali, dalle quali escono le imprese più innovative. Magari, si tratta di settori che vengono giustamente ridimensionati. Altri errori, al contrario, sono evitabili. Come? Ritiriamo lo Stato fuori dal cantuccio in cui l’avevamo spedito frettolosamente! Lo Stato ha tre compiti cruciali. Prima di tutto, dare regole ai mercati (e sincerarsi che qualcuno le rispetti): tra le altre cose, assicurare la trasparenza e diminuire le asimmetrie informative, limitando i meccanismi speculativi di cui parlavamo un attimo fa. Ovviamente, chi regola deve essere il più indipendente possibile da chi è regolato. Secondo, deve fornire una quantità di moneta che sia adeguata alla congiuntura economica, facendo attenzione all’eccesso di investimenti (e all’inflazione, ma è un’altra storia). Terzo, deve predisporre quegli ammortizzatori sociali che permettano alle categorie sociali colpite dalla crisi di non sprofondare. Attenzione: significa erogare un sussidio di disoccupazione, non mantenere con denaro pubblico un’azienda inefficiente per salvare i posti di lavoro. E significa dare a tutti i meritevoli la possibilità di emergere: le classi dirigenti ingessate e chiuse, sicure di mantenere per sempre il loro status, saranno probabilmente mediocri. A ben vedere, alla base della crisi attuale ci sono mancanze proprio in queste direzioni: la debolezza delle autorità di vigilanza e le connivenze tra politica e sistema finanziario hanno reso intoccabile l'esplosivo sistema delle garanzie pubbliche agli istituti erogatori di mutui; l'espansione monetaria esuberante dell'era di Alan Greenspan alla FED; i timori per l’impatto dei crack su una società con ammortizzatori sociali abbastanza deboli. Lo stato allora può intervenire, magari anche nazionalizzando banche o assicurazioni; l’importante è che non si metta a fare l’imprenditore in pianta stabile. Lo stato non deve mettersi a produrre panettoni o pomodori, come in Italia ai tempi dell’IRI; gli effetti sulle finanze pubbliche sono stati quasi sempre deleteri. Deve regolare i mercati, con una speciale attenzione per i fattori produttivi: lavoro e capitale (il mercato del capitale, per inciso, è la finanza: e può diventare cattivissimo…se non regolato). Non deve recitare, ma preparare la rappresentazione: abbandonando gli attori al lancio delle uova, oppure all’applauso più fragoroso.

Alberto Ricci
alberto.ricci@studbocconi.it

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