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Wednesday, September 30, 2009

ATM deporta





Oggi (e dico solo oggi, perchè pare questo "servizio" esista da 6 mesi) ho letto su 02blog che ATM ha messo a disposizione della comunità un bus, quello della foto, blindato, con grate alle porte e scorta di 4 volanti, per combattere l'immigrazione clandestina.


Praticamente funziona che ci sono 32 vigili, che affiancano i controllori, in giro per milano a caccia di clandestini, quando vedono della pelle scura, la caricano sul 4971 (cosi è chiamato il vagone), per portare in centrale il mal capitato, che 3 volte su 10 risulta regolare.


A parte una serie di proteste inscenate dai sindacati dei vigili, perchè è chiaro che vengono sottratte forze ai ghisa, non capisco come la città faccia ad accettare un sistema del genere. Mentra a napoli casapound viene presa a calci, noi con tutti i nsotri benpensanti e le nostre giornate della memoria, non ci rendiamo conto come questo sistema sia vicino allo schifo che sucedeva 50 anni fa... Ma soprattutto spero sia velato dall'ironia uno dei commenti al post "io insieme ai vigili manderei anche un bel chimico che esamina i clandestini e sceglie i migliori per fare il sapone".


Monday, September 28, 2009

dimmi la verità, la veritaaaaaa



Quello che sta succedendo all'informazione di massa, in questo periodo, è abbastanza sotto gli occhi di tutti. Se da una parte il governo non prova vergogna ad assumersi peculiarità del parlamento e giocare a rimpiattino col palinsesto, dall'altra si comporta più cautamente, per attaccare i mass media cartacei. Dove per "più cautamente" intendo che fa le cose losche.


Oggi in particolare mi riferisco al disegno di legge sulle intercettazioni, che mette una catena alle braccia già claudicanti dei giornalisti italiani. Di base c'è il terrore di querele penali e civili, figlio del fatto che molto spesso i presunti diffamati abbiano un corpo di avvocati abbastanza consistente, e dall'altra parte, il giornalista viene abbandonato, ed è facile quindi che pure in condizione di dubbio, quest'ultimo venga condannato e bollato come diffamatore.


Per evitare il tracollo ad un'azienda di stampa medio piccola, spesso l'editore mette la mani avanti e mette pressioni sul giornalista, che a questo punto deve stare attento a quello che scrive. In più per riportare un atto del procedimento (e poi processo) penale, e non incappare in denunzie, il nostro buon scrittore deve dimostrare (non a sè stesso, al giudice sempre eh) che la notizia:

-sia vera

-sia di interesse pubblico

-non abbia un tono inutilmente aggressivo

-non ci siano notizie personali superflue

... E fin qui tutto bene, ma l'assurdo sta nel fatto che se il nostro eroe è troppo preciso, e riporta l'atto, dovra fare iconti con l'art.114 del c.p.p, se invece riporta la notizia per riassunto, rischia di dover fare i conti con il giudice civile per diffamazione, non essendo stato abbastanza preciso.


La nuova legge sulla privacy, allargherebbe poi, lo spettro dell'art.114 e del 329, pretendendo di comminare una pena di 5000 pleuri a chi violi il segreto "posto sugli atti di indagine e su ogni pubblicazione arbitraira" (queste ultime due parole regalano al giudice una completa discrezionalità), in più all'editore del giornale viene posta la spada di damocle della responsabilità amministrativa che grava sull'azienda per i reati commessi dai dipendendi, nell'ambito della propria attività... quindi? quindi per ogni atto del procedimento VERO, non più coperto da SEGRETO investigativo, e riportato in maniera corretta e dettagliata l'editore rischia di pagare da un minimo di 25 mila ad un massimo di 465 soldini... A questo punto sarà l'editore a fare pressioni sul cronista, perchè si tanga alla larga da situazioni troppo losche.


La soluzione? facile, oggiogiorno chi querela non rischia niente, sia per il discorso di prima della sua capiente capacità difensiva, sia perchè, dal punto di vista legale, il massimo in cui può incappare è il pagamento delle spese del processo. Disincentivare la querela selvaggia, sembrerebbe un riemdio abbastanza efficace per limitare lo strapotere del querelante che indirettamente schiaccia la libertà di chi vuole portare alla luce aspetti spesso farraginosi dei processi italiani.


Thursday, September 24, 2009

L'impronta ecologica

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Il PIL (Prodotto Interno Lordo) è considerato la misura della ricchezza prodotta in un paese in un anno. Da sempre, ma con particolare insistenza negli ultimi mesi di crisi finanziaria ed economica, sentiamo parlare su tutti i mezzi di comunicazione dell'andamento del Pil: sui giornali di oggi trovo Draghi che afferma «Secondo stime largamente condivise, nella media del 2009 la caduta del Pil rispetto all'anno precedente, risulterà in Italia intorno al 5 per cento»; trovo i dati della Casa Bianca che parlano di un aumento del 2% del Pil già dal 2010 e così via...


Ma cosa misura il Pil? E' veramente un indicatore adeguato del benessere collettivo? Come risposta a queste domande è illuminante il discorso tenuto da Robert Kennedy il 18 marzo 1968 all'Università del Kansas, tre mesi prima di essere assassinato proprio a causa della sua presa di coscienza.


Potete sentire il discorso di Kennedy nel video sottostante oppure leggerlo cliccando qui.



  


L'impressione che il Pil sia un indicatore di misura poco significativo si è diffusa sempre più, al punto che sono stati sviluppati diversi indicatori alternativi. Uno di questi è l'Indice di Progresso Genuino, comunemente chiamato con l'acronimo inglese GPI (Genuine Progress Indicator).
Il Gpi misura l'aumento della qualità della vita di una nazione partendo dal presupposto che la crescita del Pil ha costi e benefici. Esso distingue quindi le spese positive, che aumentano il benessere, da quelle negative (crimini, inquinamento, incidenti, …), dando così informazioni sulle minacce per il benessere della natura e dell'uomo in un'ottica di sostenibilità presente e futura.


L'utilizzo del Gpi sui dati storici dimostra che, sebbene il Pil sia cresciuto continuamente a livello mondiale fino ai nostri giorni, il benessere crebbe fino agli anni '70; da allora il Gpi decresce, rivelando una crescita antieconomica, ovvero non sostenibile e quindi autodistruttiva.


Questa consapevolezza porta a varie ipotesi sulle possibili prospettive future: dal passaggio ad un post-capitalismo, caratterizzato da un tasso di interesse negativo e basato sulla decrescita, alle più drastiche e catastrofiche previsioni... Tutte teorie molto interessanti ma che non ho intenzione di approfondire in questa sede (si leggano, ad esempio, Wim Dierckxsens, La crisi mondiale del XXI secolo o altri economisti come Latouche o Attali).


Piuttosto, la mia intenzione e di agganciarmi alla tematica dell'impronta ecologica. L'impronta ecologica è un metodo per misurare l'impatto umano sulla capacità sostenibile della Terra attraverso il calcolo della superficie di territorio necessaria per produrre, in un anno, le risorse consumate da una persona, una comunità o un paese in termini di prodotti, generi alimentari, energia e per assimilare e smaltire i rifiuti e le emissioni. In questo modo si stima che, a fronte di una biocapacità disponibile di circa 1,8 ettari a persona, nel 2001 l'impronta media mondiale era di 2,2 ettari pro capite. L'impronta ecologica supera quindi la biocapacità del 20%, e questa percentuale è in continua crescita (anche per via dell'andamento demografico).
Senza considerare che il 20% della popolazione mondiale – tendenzialmente residente nel Nord del mondo – è responsabile dell'80% dell'impronta ecologica mentre oltre la metà della popolazione – che risiede invece nel Sud del mondo – non può soddisfare neppure le sue esigenze fondamentali!


Esistono diversi siti internet che permettono, con approssimazione più o meno elevata, il calcolo della propria impronta ecologica. Fra questi: footprintnetwork.org , Pandora , Earthday.net – anche se i migliori non sono ben calibrati per un cittadino italiano.


Al di la dell'impronta ecologica personale che, oltre a farci rendere conto dell'impatto che abbiamo, permette dei correttivi sul proprio stile di vita soltanto minimi, risulta molto interessante calcolare l'impronta a livello di comunità. Con adeguati modalità di calcolo è stata misurata l'impronta di diversi Paesi, di diverse regioni italiane, di alcune provincie ed anche di alcune città come Ancona, Cagliari e Siena. Potrebbe essere interessante calcolare anche l'impronta a livello comunale di Milano o, per rendere il dato più significativo, a livello di hinterland.


Molto possiamo e dobbiamo fare per evitare il collasso del nostro sistema economico e la catastrofe ecologica, anche partendo da semplici azioni quotidiane. Iniziative comunali come la raccolta differenziata, la promozione del consumo di prodotti locali, i punti di distribuzione dell'acqua e così via vanno nella giusta direzione, l'unica percorribile per evitare l'autodistruzione.
Cos'altro è possibile fare per modificare la logica economica causa dell'attuale crisi – che ha radici profonde, collegate all'ingiustizia sociale e alla logica capitalistica del profitto fine a se stesso – verso un nuovo modello, etico e sostenibile?

La risposta si trova nella capacità di proporre soluzioni creative, di indignarsi per le ingiustizie causate dai modelli di consumo “Occidentali”, di reagire all'abitudine e agli schemi ordinari di pensiero e di resistere al torpore che la società di massa tende per sua natura a somministrare nei nostri corpi e nelle nostre menti.

Dario Pagnoni

Friday, September 18, 2009

Presidio rinviato




Dopo tutte le storielle sulla censura e su tutto quello che berlusconi sta facendo per difendersi dai comunisti, avevamo deciso di partecipare ad un paio di presidi che erano stati indetti da PD e CGIL... Tuttavia dopo quello che è successo in Afghanistan, la sinistra ha deciso di annullare gli appuntamenti, rinviando a data da destinarsi.
Non voglio fare polemica, in Italia muiono una media di 4 virgola qualcosa lavoratori al giorno.
Ipocrisia non è la parola giusta, ma è la prima che mi viene in mente.

Monday, September 14, 2009

stand up for your rights - è sufficiente?



...Lo so lo so non dovrei prendermela, dopo che ho scoperto gli errori della democrazia, dopo che lo schifo degli episodi xenofobi registrati a roma e nel resto d'Italia, dopo le ronde, le camicie verdi, le camicie nere, i cuori neri che si nascondono sotto berretti blu, e dopo che nulla è cambiato, soprattutto nel posto dove gli Italiani passano la maggior parte del proprio tempo libero, si la tivi.


Eppure me la prendo ancora, eppure ancora mi viene il vomito quando sento che durante un ritrovo della lega, a Venezia, 6 o 7 militanti, con la camicetta verde vanno a bussare ad un locale del centro. Bussano tirando colpi sulla vetrina, pugni e poi insulti. Uno dei baristi, palesemente non italiano, seguito dal suo socio albanese, esce per farli smettere, due parole per spiegare ad un giovane di 30 anni che a prendere a pugni una vetrina, questa prima o poi si rompe... risposta: "fammi vedere il permesso di soggiorno" e giu botte, e giu a sfasciare il locale.

una turista americana ha assistito all'aggressione: "aveva una heineken, era ubriaco" e "si chiama fabio" e fa vedere ad un poliziotto le riprese fatte col cellulare... Sembrerebbe quindi che questo tipo farà fatica a caversala, e che la denuncia sporta dai due albanesi e dal gestore del locale vada a buon fine. Stiamo a vedere. Intanto 7 e 30 giorni di proagnosi per i due camerieri, che sicuramente non avranno alcun problema ad arrivare a fine mese, contando che il loro status di immigrati fa salire automaticamente le loro capacità di derubare, intimorire, stuprare i poveri cittadini italiani.
Ma ad ogni modo non rimanete turbati da questo post, non preoccupatevi. Si tratta solo di un caso sporadico.

siam tra color che sono sospesi




Già da tempo avevo pensato che si stesse facendo della bella propaganda sulla pelle dei terremotati, ma speravo che la situazione sarebbe cambiata. Speranza mal riposta.


Succede che il premier ha fatto una combo mica da ridere. Da una parte si cancella l'appuntamento con "Ballarò" per dar spazio ad una puntata speciale di "porta a porta", e dall'altra si mette insieme un teatrino per mostrare all'Italia quanto questo governo abbia fatto per i "terremotati dell'Aquila". Lasciando però da parte la situazione ridicola (a paurosa, perchè da ridere effettivamente c'è ben poco) che sta vivendo la libertà di espressione nel nostro paese, dove Santoro è ancora senza contratto e dove la tivi di stato rifiuta la copertura legale a "reporter", cerchiamo di capire insieme com'è la situazione dei terremotati in centro Italia.


Molti campi tendati che erano stati allestiti da Croce Rossa e Protezione Civile, sono stati chiusi e sgomberati, nella speranza di dare alloggio agli sfollati in una serie di prefabbricati fatti arrivare da chissà dove. In più entro il 31 settembre chiuderanno anche i restanti 112 campi, i cui attuali abitanti NON sanno dove andranno a finire. Se contiamo che non sono stati consegnati nemmeno i due cantieri più attivi, possiamo immaginare che gli sfollati rimpiangeranno i 5 mesi emmezzo di tenda, visto che a fine mese non avranno più un posto dove andare. Le parole delle persone che si trovano in questa situazione sono abbastanza chiaro, c'è chi si è sentito (sente?!) trattato come un deportato e chi si lamenta del fatto che le soluzione prese dallo stato hanno smembrato famiglie e diviso nuclei di persone che per anni sono stati dirimpettai (esempio comodo è quello della militarizzazione dei campi, dove famigliari e parenti non appartenenti ad una determinata zona devono pagare un corrispettivo di 5€ per stare una giornata nel campo con i propri cari).


L'esperienza più vergognosa è quella di Piazza D'Armi, dove il più grosso campo tendato è stato sgomberato la settimana scorsa, senza dare valide alternative agli Aquiliani che viveano li ormai da 5 mesi. Queste le parole che mi hanno colpito di più "Come già raccontato a non trovare sistemazione a L’Aquila soprattutto gli anziani e persone con disagi: insomma i meno produttivi"... e ancora i ragazzi del comitato 3e32 mandano questo appello "Adesso è già tardi. Fa freddo, la situazione è complessa e drammatica allo stesso tempo. Il miglior modo di affrontarla è il risveglio delle coscienze. Non aspettiamo ancora che qualcuno ci salvi. Soccorriamoci l’un l’altro". Intorno all'Aquila stanno cominciando ad occupare zone abbandonate, la popolazione è quindi ora obbligata a cadere nell'illecito per poter sopravvivere (amici siamo a settembre, comincia a fare freddo), e la cosa non farebbe venire cosi tanto il voltastomaco se chi ci governa non si riempisse la bocca con un paio di casette che con buona probabilità diventeranno le dimore fisse dei primi che ci entreranno, costretti a vivere nell'eterna speranza di riavere una casa vera.

Sunday, September 13, 2009

prima riunione - martedi 15 settembre





ciao, memo per tutti queli che vogliono fare un po di cultura, infomrazione e politica in Bocconi... Martedi 15, ci riuniamo per la prima volta dopo la pausa estova, in aula 14 (via sarfatti 25, i leoni insomma) dalle 12 alle 14.


Parleremo delle attività che abbiamo in programma, gli incontri e probabilmente anche ci si metterà d'accordo per la manifestazione di sabato a favore della libertà di espressione.


a presto.

Tuesday, September 8, 2009

Guida studentesca per matricole in Bocconi

L'associazione studentesca Lilliput Studenti Indipendenti, come tutti gli hanno, ha pubblicato la guida studentesca per aiutare le matricole ad orientarsi in Bocconi – e non solo.

Potete richiedere la versione cartacea anche alla redazione di trentaquattro, oppure scaricarla in pdf cliccando qui.

Buona lettura!

Monday, September 7, 2009

sono tra noi


Mentre in alcune librerie mi ritrovo a sfogliare alberi morti invano (non sono per la censura, ma ci vorrebe del buon senso), e in parlamento si discute sulla regolarizzazione delle badanti, che ancora sono fermamente convinto siano sempre esistite, Giuliano Cazzola titolo "Una risorsa chiamata immigrati" un suo articolo sul sole 24 ore.
Partiamo dal presupposto, spero omrai consolidato, che la presenza di migranti in Italia ed in Europa sia essenziale. L'invecchiamento degli stati , dovuto alla bassa natalità (che poi, pensandoci un pò su è un gatto che si morde la coda... Le famiglie non crescono più di un figlio a testa, perchè non possono mantenerlo, perchè l'economia del paese è in cirsi per via dell'assenza di una classe giovane che lo guidi)ridurrebbe, da qui al 2030, se poniamo l'immigrazione pari a zero, la popolazione lavoratavia a 20 milioni di teste. Se aggiungiamo che l'apporto lavorativo degli stranieri è il 9,2% del PIL statale, ovvero in soldoni 122 miliardi (in lire quanto fa?), arriviamo a capire che la politica di razzismo e xenofobia degli ultimi anni, è decisamente controproducente (amici, stiamo facendo un analisi economica, capite che dal punto di vista etico/morale il problema nemmeno si pone).
Leggendo l'articolo, ho scoperto che gli immigrati denunciano i redditi (quelli che sono riusciti ad avere un permesso di soggiorno, perchè per gli altri, dopo le ultime follie dell'imperatore, non è nemmeno più possibile denunciare un omicidio)... E pensate un pò, dati IRPEF alla mano, i migranti apportano alle casse dell'erario 3,106 miliardi di dollari europei... aggiungi 7 miliardi dei contributi INPS... togli i decimali ed esce il numero che avevi pensato, 10 miliardi, sufficienti?
Al contrario di quello che spesso si sente dire (mamma, gli immigrati mi rubano il posto di lavoro gne gne), gli stranieri (extracomunitari e non) soddisfano quella domanda di lavoro che viene fortemente evitata dai nostri italici italiani. Confartigianato ha denunciato a fornte della richiesta di 100mila posti di lavoro, 30mila vengono rifiutati, perchè reputati troppo degradanti (posti in fonderia, nell'edilizia e nellla cura della persona... insomma braccianti e badanti).
Il compito che la politca deve assumersi, è quello di una regolarizzazione ponderata (la regolarizzaizione delle badanti ne è un esempio, le scelte del decreto sicurezza un calcio nelle gengive), alla luce di questi dati. Senza certo aprire le frontiere in modo irrazionale, ma nemmeno permettere che idee e atteggiamenti xenofobi e razzisti infettino le scelte politiche ed economiche del paese.

Quando la TV non è spazzatura

Ci tenevo a segnalarvi la prima puntata della nuova stagione di "Presadiretta", andata in onda ieri sera su rai 3, dedicata alla politica dei "respingimenti" dei migranti.
E' un'indagine interessantissima con immagini preziose e inedite scattate dall'unico giornalista presente sulla motonave della guardia di finanza che il 6 maggio per la prima volta ha respinto in Libia un gommone carico di eritrei e somali, tutti uomini e donne in fuga dalla guerra che avrebbero avuto il diritto allo stato di rifugiati.
Si indaga poi su quello che accade nelle carceri libiche, sui rapporti tra Italia e Libia, sul ruolo della Lega.
Vi consiglio davvero di non perdervela.
La trovate qui: http://www.youtube.com/view_play_list?p=F01933EC3ECEDF0C&annotation_id=annotation_831560&feature=iv

lezioni sulla crisi - report






Oggi, dalle comode poltrone dell'aula magna nella sede in Via Roentgen, ho assistito ad un dibattito, rispetto alla crisi, tra governo (nell'angolo destro, in blu Giulio Tremonti) e l'opposizione (nell'angolo sinistro, in rosso, Enrico Letta).
Ad essere onesti gli interventi sono stati più una lezione, come promesso dalla locandina, che un dibattito, ma andiamo con ordine.
Guido Tabellini, nel suo discorso introduttivo, è stato molto chiaro, rispetto a quali siano i cattivi che hanno segato le gambe all'eonomia mondiale:
- la leva finanziaria, negli anni passati, ha raggiunto valori eccessivi, cosi che fosse un attimo passare da situazioni molto positive, a situazioni di indebitamento eccessivo. Proprio questo indebitamento ha portato, al tanto sottovalutato rischio sistemico, che come un'epidemia si è portato nel baratro banche e intermediari.
-il sistema di compenso (esagerato) dei manager e dei team leader, ha fatto venire l'acquolina in bocca ai colletti bianchi di wall street, che hanno chiuso il loro moral hazzard in un barattolo di burro di arachidi, e hanno cominciato a marciare sulle spalle degli azionisti.
-una politica monetaria che non si è preoccupata più di tanto del rischio finanziario.
-squilibri globali. Questo punto mi sta particolarmente a cuore, Tabellini infatti sostiene che (viste anche le politiche di partecipazione adottate al g20) la partecipazione dei paesi "in via di sviluppo" alla finanza mondiale, è decisamente sottovalutata e ostacolata. Nonostante la crisi, ancora non si è capito che bisogna intervenire (e quindi far partecipare) in quei paese dove i capitali sono effettivamente impegnati. La liquidità dei paesi piccoli, ma MOLTO produttivi, non va curata alla pari di quella di USA e UE.

Il Rettore sostiene, come anche gli altri interlocutori, che la salvezza stia nel mezzo. Che si debba afforntare la crisi senza peccare di ottimismo e liberismo, ma nemmeno tuffarsi a pesce su una politica restrittiva, per evitare la chiusura dell'accesso al credito. Anche lui sostiene l'importanza della tempistica di intervento e rimozione degli stimoli finanziari, che tanto si stanno spendendo in questi mesi.


In Italia la situazione è complicata. I problemi sono quelli di sempre, il debito pubblico esagerato (118% del pil, previsto nel 2010), legato soprattutto alla bassa crescita di investimento e mercato del lavoro. Le soluzioni che sono emerse, considerando anche il resto del dibattito, sono una ricapitalizzazione del sistema bancario, ma sopratutto una serie di misure diverse da quelle adottatte nei paesi anglosassoni. Infatti se in Inghilterra ci sono 40 multinazionali che è sufficinete salvare per risolvere la crisi, in Italia di multinazionali ce ne sono 5, e sicuramente la nostra economia si basa su ben altri soggetti, cioe i 4 milioni che ogni mattina alle 6 alzano la serranda della loro propria attività. Lo stato, quindi, dovrebbe occuparsi, ancora una volta, di riformare la situazione delle piccole medie imprese, che oggigiorno si trovano circondati da una legislazione risalente agli anni 70.


Tremonti, dopo aver impartito una lezione di filosofia cartesiana, accusa l'economia moderna di aver avuto l'arroganza di credersi scienza in grado di regolare il mercato con leggi universali, dimenticandosi che ogni caso concreto è diverso a seconda dell'ambiente in cui avviene. Il Ministro, poi, minimizza la crisi, a settembre 2008, infatti, si pensava di andare incontro ad una guerra, perderla, e senza neppure aver combattuto. Invece le perdite sono state molto limitate, dai salvataggi e dal recupero (più veloce in USA) delle economie locali. Insomma la crisi sistemica non è stata cosi mostruosa come tutti pensano. Alla domanda "perchè la crisi"? Tremonti risponde che gli stati sviluppati stanno gestendo male la globalizzazione, in 20 anni di mutamento mondiale, infatti, i capitali si sono redistruibuiti sul globo, MA i centri nevralgici della finanza sono rimasti gli stessi. Gli stati, invece che investire in capitali monetari, avrebbero dovuto occuparsi dei capitali umani e di strategie "geografiche". Anche Tremonti guarda all'Italia con occhio critico, sottolineando l'eterno divario nord/sud e auspicando una riforma federale, che permetta di appianare le asimettrie forzate del nostro paese, dove metà del territorio è fuori dalla rappresentazione politica e dalla lotta all'evasione. In due parole "democaticità economica".


Letta apre il suo intervento con una romantica citazione dei Promessi Sposi (in cui Don Abbondio descrive la peste come un fuoco depuratore, più o meno insomma) come l'acume dei lettori suggerirà, basta sostituire la parola "peste" con "crisi" e si ottiene la visione catastrofica e insieme pulitrice di quello che abbiamo vissuto engli ultimi mesi. L'analisi del Deputato è molto più politica, prima con uno sguardo alle Americhe (dove la classe politica non è riuscita a porre un freno all'incubo dei mutui, ma ancora peggio ha influenzato le scelte della FED) poi con riferimento alla situazione Europea, dove il susseguirsi di leadership diverse (prima il potere forte della Francia, poi quello debole della Repubblica Ceca) ha paralizzato la possibilità di riforme consistenti (questo punto ricordatevolo, perchè tra poche righe scatenerà l'inferno).
La ricetta di Letta è una fusione tra le quote europee e i fondi comunitari, in modo da conentrare i captiali in un solo ptere forte (anche Tabellini parlava di un solido governo globale). Letta poi chiude con una bella frase "la crisi è figlia della diseguaglianza".

E' passata quasi un'ora emmezza, ed evidentemente è ora di scannarsi un po'. Tremonti si prende a cuore la frecciatina sulle riforme, rincarata dall'accusa "è colpa vostra", e senza più tante riserve esprime il suo dissenso con un "ho aspettato, per cercare di rimandare il più possibile il talk show televisivo"... e comincia la bagarre. Il Ministro comincia ad elencare le attività fatte nei 14 mesi del governo Berlscuoni (nucleare, università, sicurezza), e Letta risponde con dati concreti, denunciando la mancanza di riforme nei confronti di lavoratori parasubordinati e a tempo indeterminato. C'è astio, ma io sono contento perchè la tipina bionda con i pantaloni rossi che mi sta di fianco, ride con me.


Discorso interessante, tanta gente e momenti di viva ilarità (uno su tutti quando Tremonti, in difficolta con il microfono, annuncia "sono stato costretto al silenzio, dagli economist!"). Ora che ho capito qualche cosa di questi ultimi mesi, potrò bullarmi la prossima volta che salta fuori un discorso serio. Mica poco eh.


P.S. le poltroncine dell'aula magna sono su un altro livello, schiacci in giu il seggiolino come al cinema e bzzzzz salgono anche i bracciali. voto 8. Grazie Dante.